lunedì 30 novembre 2020

San Nicola di Myra. Il Vescovo che diventò Babbo Natale!

SAN NICOLA di Myra...

il vescovo che diventò Babbo Natale !

 

San Nicola ha affascinato il medioevo non meno del nostro tempo storico. Egli durante la vita si prese carico di orfani, vedove e gente perseguitata. Per questo, ancora oggi, egli continua a portare doni, e con essi  gioia e serenità alle genti del mondo, ma ha assunto le sembianze poetiche di: Babbo Natale e Santa Claus.

 

Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Divenuto vescovo di Myra nel 300, in un periodo in cui tutti i cristiani erano perseguitati, fu imprigionato ed esiliato da Diocleziano. Quando Costantino nel 313 permise il culto del cristianesimo, Nicola fu liberato e riassunse la carica di Vescovo di Myra. Dopo la sua morte (il 6 dicembre di un anno compreso tra il 340 e il 352), il suo corpo fu seppellito a Myra, e in seguito traslato a Bari da 62 marinai pugliesi. San Nicola divenne uno dei santi più venerati dai cristiani Ortodossi dell’Impero Bizantino: oggi è patrono della Russia e della Grecia, oltre che della città di Bari.

Intorno al secolo XI i marinai normanni lo elessero a loro protettore, contribuendo alla diffusione capillare del culto anche in Francia, in Germania, in Olanda e in Inghilterra.

San Nicola ispirò numerose opere letterarie e musicali: la “Liturgia di San Nicola” (secolo X), il dramma “Legenda Aurea” di Iacopo de Varagine (‘200), che nel 1438 fu tradotto in inglese sotto il titolo “The Gilte Legende”, ed altri componimenti di vario genere. Durante i secoli successivi il culto di San Nicola fu portato dai coloni olandesi anche nel Nuovo Mondo, a New York (allora New Amsterdam).

A Bari le spoglie di san Nicola vennero collocate in una chiesa cittadina, ma era una sistemazione provvisoria, il 29 settembre 1089 esse trovano sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente. Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, e sede dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola. Nella cripta c’è anche una cappella orientale, dove i cristiani ancora “separati” dal 1054 possono celebrare la loro liturgia. Nicola di Mira, divenuto Nicola di Bari, è veramente  un santo per tutti i millenni

Durante la vita si prese cura dei poveri. La sua fama di generosità deriva dalla vicenda che lo vede benefattore di tre ragazze, le quali rischiavano di finire come prostitute non essendo il loro padre in grado di pagare i debiti da cui era gravato.

Quando San Nicola lo venne a sapere, per tre notti consecutive gettò nella finestra della stanza da letto delle figlie borsellini di monete salvandole da un destino infausto. Il padre pagò i debiti e gli rimasero anche  i soldi per le doti delle tre figlie. Per questo motivo le ragazze nubili che hanno il desiderio di sposarsi pregano San Nicola.

Durante la sua permanenza a Bari, salvò la vita ad alcuni marinai, per cui con l’attributo dell’ancora viene venerato come patrono dei marinai e dei commercianti. San Nicola protesse inoltre i pescatori e nell’Europa centrale i traghettatori, si curò dei ponti e protesse dalle alluvioni.

Il giorno della festa di San Nicola – il 6 dicembre – da allora fu associato alla ricchezza e alla prosperità.

Legato alla vicenda delle tre ragazze è rimasta legata al Santo la modalità della presentazione dei doni, generosi e di nascosto !  Si è instaurata l'usanza, a seconda dei vari paesi, di  presentare i doni o buttandoli dal camino, o nella calza, o nella scarpa.

San Nicola (St. Nicolaus o Santa Claus) porta i regali ai bambini in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Svezia e in altri paesi, ma non a Natale,  bensì in occasione della sua festa, il 6 dicembre. Lo sfruttamento commerciale della icona di Santa Claus, ha creato una sorta di contrapposizione con il Natale del Signore, facendo erroneamente coincidere la venuta del Babbo Natale ( Santa Claus) portatore di doni con la nascita di Cristo. Facendo un pò d'ordine con le date, si può tranquillamente lasciar continuare a sognare i bambini aspettando Babbo Natale! Magari il 6 Dicembre!

A Bari l’8 maggio si festeggia la traslazione delle ossa di San Nicola con un corteo storico ed una “regata” sul mare con le barche cariche di gente che vanno verso la statua del santo (le reliquie del Santo si trovano nella cripta della Chiesa di San Nicola sul Lungomare di Bari, dedicato all'Imperatore Augusto).

I devoti da sempre fanno ricorso al Santo per chiedere la salute del corpo e dello spirito, mediante il pio uso della manna, liquido odoroso che si crea nell'urna ove sono conservate le sue ossa. Quella che si distribuisce ai fedeli è acqua benedetta con una piccolissima quantità di manna pura.  Questa composizione viene conservata in bottigliette, viene usata come bevanda oppure per aspergere le parti malate del corpo. La manna di San Nicola, questa sua singolare reliquia, è fonte di speranza e salute per quanti vi ricorrono con fiducioso abbandono in Dio attraverso la devozione al Santo.

Padre Gianni

giovedì 19 novembre 2020

Il Culto dei defunti presso gli ortodossi

 Il Culto dei defunti presso gli ortodossi


Il mese di novembre nella tradizione italiana e in generale della Chiesa cattolica latina è il mese dedicato alla commemorazione delle anime dei defunti. Nella tradizione ortodossa, non vi sono invece periodi dell'anno dedicati all'uopo, ma ogni momento è buono e giusto per fare memoria dei nostri cari.

Quando si parla di defunti, è ovvio che il tema principale è la morte, che per ogni cristiano dovrebbe rappresentare il momento più solenne della vita! Si sta passando infatti dal mondo "finito" a quello eterno e quindi "infinito". 
Tuttavia come ricordato nell' opera "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di G. Leopardi, spesso l'uomo teme persino il suo giorno natale : "Forse...(...)..dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale!", l'uomo è tentato a cadere nella disperazione di una vita insignificante, proprio perchè segnata da un epilogo come la morte! 

Per il vero cristiano, la morte del corpo è la fine del purgatorio, che se è stato compiuto bene ci riserverà la vita eterna accanto a nostro Signore Gesù Cristo! In questa ottica, davanti all'imminente morte di una persona cara, non bisogna farsi prendere dallo sconforto e bisogna chiamare il prete affinchè ci si prenda cura della sua anima, bisogna somministrargli l' unzione degli infermi, la comunione, la confessione e pregare! Il Signore saprà se guarirlo o no! Il malato se cosciente deve partecipare attivamente alla preghiera!
E' alquanto inutile, anche se comprensibile, lasciarsi prendere dal pianto e privare i nostri cari del conforto finale, dato dalla nostra preghiera, segno del nostro conforto e sostegno al trapasso!

Nella tradizione ortodossa, dopo il consueto lavaggio e vestimento della salma, viene posta una croce nelle mani, giunte sul petto del defunto, a simboleggiare che la persona ha preso la sua croce e ha seguito Gesù nella sua vita. Null'altro deve essere messo all'interno della bara, neanche se il defunto aveva oggetti particolari alla quale era legato in vita perchè non può prendere con sé nulla di terreno, ma solo le ricchezze spirituali che ha costruito.
La sepoltura di un cristiano ortodosso avviene solo dopo il funerale in chiesa e deve avvenire in una bara di legno posta nella nuda terra, affinchè il corpo possa tornare facilmente alla terra. Una semplice croce o una piccola lapide con incisa una croce starà a testimoniare il luogo di sepoltura.

La cura spirituale e la commemorazione del defunto continuano per 40 giorni dopo la morte, giorni dove se possibile bisognerebbe commissionare una messa al giorno, o in alternativa almeno il terzo, nono e quarantesimo giorno, in occasione appunto del terzo, nono e quarantesimo giorno di commemorazione, è tradizione offrire i cosiddetti "pasti memoriali" ad amici e parenti intervenuti, invitando anche poveri e bisognosi, una buona opera in onore del defunto. Ai pasti memoriali è tradizione servire il Kolivo, grano bollito con aggiunta di miele e frutta secca, il grano a memoria del fatto che come il seme sepolto genera nuova vita anche noi siamo sepolti per una nuova vita e il miele e la frutta secca a significare la dolce vita in Cristo che ci attende dopo la morte!

 ☦️Padre Gianni de Paola

lunedì 16 novembre 2020

Simbologia della Croce Ortodossa





Guardando una Croce ortodossa, ciò che solitamente cade subito all’occhio è il “predellino inclinato” posto nella parte inferiore ove poggiano i piedi di Gesù. Tuttavia la Croce della tradizione ortodossa è piena di simbolismi e segni che rimandano a fatti delle sacre scritture, rendendo di fatto il Simbolo per eccellenza della cristianità uno scrigno  che custodisce il cuore della professione di fede del cristiano.

Vediamo di analizzare alcuni segni, almeno i più appariscenti:

 

1. La croce ortodossa non ha appeso il Cristo, inteso come la rappresentazione  tridimensionale dell’uomo, ma sulla scia di non apprezzare le statue, bensì al massimo le icone, sul crocifisso tradizionale ortodosso troviamo raffigurato Cristo Crocifisso, il nostro Salvatore! C’è da notare che non porta la corona di spine e che i suoi piedi sono inchiodati singolarmente, con due chiodi diversi. Dietro il corpo sono raffigurate la lancia, con la quale gli venne trafitto il costato e la canna con in punta una spugna, con la quale gli porsero l’aceto da bere.

2. Sopra la testa possiamo trovare scritte le espressioni in greco ”IC XC NI KA’” che significano “Gesù Cristo vince”. Sulla  tavola più in alto (come in quella latina) sono incise le lettere INBI, in greco (in latino INRI), incisione imposta da Pilato per scherno e che significa “Gesù di Nazaret, Re dei Giudei”.

3. Sulla barra centrale, dove sono distese le braccia e inchiodate le mani, troviamo le raffigurazioni del sole (a sinistra) e della luna piena (a destra) che ricordano un passo di Gioele “Il sole si muterà in tenebra, e la luna in sangue” (GI 2:31). sopra le braccia troviamo l’iscrizione “Il Figlio di Dio” mentre sotto di esse “Ci prosterniamo davanti alla tua Croce, o Sovrano, e glorifichiamo la tua santa Risurrezione”.

4. Veniamo infine alla barra diagonale su cui sono inchiodati i piedi. Non vi sono documenti storici e archeologici che ne garantiscono la realtà, ma nella tradizione ortodossa ormai ha assunto un tale importante significato che non potrebbe non esserci e tra l’altro è degno di venerazione secondo quanto riportato nel Salmo 98:5 “Adoriamo lo sgabello dei suoi piedi..” La Croce ortodossa assume le sembianze di una bilancia, simbolo della giustizia o del “Giudizio”, Gesù infatti fu crocifisso in mezzo a due ladroni, di cui uno, per essere pentito dei propri errori finì in paradiso, l’altro all’inferno, pertanto la parte alta della barra indica l’ascesa al paradiso, la parte bassa la discesa all’inferno.

    

 

 

 

Santa Nina di Georgia

SANTA NINA ISO APOSTOLA DI GEORGIA Santa Nina , ( 296 circa - 338/340 circa) è stata colei che ha introdotto il cristianesimo in...